CHI USA LE CITTÀ NON SEMPRE PAGA PER FARLE FUNZIONARE
Sarah Gainsforth
Le città sono sempre più attraversate da figure (turisti, lavoratori, studenti, migranti) che non le abitano. E quello che sembra più contare nelle decisioni degli amministratori locali è la loro diversa capacità di spesa.
Nell’articolo, che pubblichiamo in accordo con l’autrice e comparso per la prima volta nel numero extra di Internazionale Parole del 16 gennaio 2023, S. Gainsforth analizza il fenomeno dei city users, figure fra loro eterogenee (dai pendolari, ai residenti temporanei, ai turisti), di cui le città hanno bisogno a causa della loro capacità di spesa e di consumo per un possibile drenaggio di risorse con cui alimentare l’economia cittadina.
Già nel 2016 l’Istat aveva stimato attraverso una sua indagine sperimentale che il numero di pendolari e studenti (turisti esclusi) nelle città italiane sarebbe pari al 20% della popolazione residente. A Roma pari ad un terzo e a Milano pari alla metà. Nel caso di Roma poi a questo dato va aggiunto quello dei 130mila turisti registrati al giorno e dei cinque milioni di turisti non registrati, pari al 30% di quelli ufficiali (Sociometrica, 2020) che usano i servizi pubblici e non li pagano.
Per questo le città, già prima della pandemia, avevano iniziato ad emanare ordinanze con limitazioni nell’uso dei luoghi pubblici, quali scalinate e giardini, per i city users (turisti e non) con i comportamenti più invadenti e meno remunerativi. Ed anche a puntare, come alternativa al turismo di massa e con programmi specifici, sull’attrazione dei cosiddetti abitanti temporanei, che usufruiscono di contratti di locazione transitoria e in alcuni casi appartenenti alla categoria dei cosiddetti “nomadi digitali”. Un fenomeno definito di “gentrificazione transnazionale”, secondo cui il nomade digitale sceglie un paese per il basso costo della vita e guadagnando all’estero un salario più elevato.
E mentre migliaia di giovani lasciano annualmente l’Italia per cercare all’estero occasioni migliori di lavoro e i residenti pagano per i servizi cittadini, i nostri spazi urbani vengono progressivamente riservati agli utenti più ricchi, con l’espulsione progressiva di quelli poveri o semplicemente meno ricchi.
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