Bologna. La strategia del Comune per limitare gli affitti brevi  

Per limitare e verificare la qualità dell’offerta degli affitti ad uso turistico il Comune di Bologna ha introdotto una variante al Piano Regolatore Generale varato il 10 aprile 2024 e una modifica al Regolamento Edilizio.

Con queste due modifiche l’Amministrazione della città ha introdotto la nuova categoria catastale B3 (“immobili abitativi ad uso turistico”) per gli alloggi destinati all’affitto breve turistico e fissato a 50 mq la dimensione minima per consentire l’affitto ad uso turistico di un appartamento. In questo modo la conversione di un alloggio in struttura ricettiva per turisti non è più automatica e discrezionale, ma deve essere sottoposta ad una domanda per il cambio di destinazione d’uso, in particolare da abitativo residenziale a ricettivo extra-alberghiero.

Grazie a questi due nuovi strumenti l’Amministrazione comunale può esercitare un controllo sul numero e sulle caratteristiche degli alloggi trasformati in affitti brevi, cosa che sta già facendo avendo bocciato, sulla base dei parametri adottati, circa il 10% delle nuove richieste.

Le modifiche introdotte dal Comune hanno incontrato l’opposizione di alcuni proprietari e gestori di b&b, che hanno presentato ricorso al Tar. Tra loro figurano l’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab) e la società Cleanbnb. E già tre sentenze del Tar hanno dato ragione al Comune di Bologna, che ha sostenuto che la tendenza all’espulsione dai centri storici dei residenti dipende anche dalla «progressiva sottrazione» di alloggi per finalità turistiche e per questo il Comune «ha adottato una misura non irragionevole, la quale limita ma non vieta in termini assoluti l’offerta di alloggi extra-alberghieri».